Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO SECONDO 1)5
gono di quei tempi, II quartiere della città dclje Cinque vie si trova nominato sino nell'ottavo secolo. Alcune chiese avevano la stessa denominazione che conservano anche in oggi; di che può consultarsi il benemerito conte Giulini, che laboriosamente ne ha sviluppata la erudizione.
Il primo passo che era da farsi per rianimare la città giacente, egli era per ripararne le mura, c cingerla per modo che vi potessero soggiornare sicuri gli abitatori. Questo pensiero non venne in mente ai sovrani; la condizione de' tempi non ne aveva fatto nascere la idea. I Longobardi rozzi ed agresti non conoscevano le passioni delle anime grandi; non furono perciò sensibili alla gloria di lasciare vestigio di opere pubbliche. I re Franchi interrottamente comparivano nell'Italia per ricevere la corona imperiale, per farsi proclamare in una dieta dai signori italiani, e lasciavano poi un principe da essi dipendente col titolo di Re d'Italia a governarla. La sede era già Pavia, e sotto tal forma di governo d'un monarca elettivo e lontano non era sperabile che si pensasse a richiamare Milano a nuova vita. L'arcivescovo di Milano era considerato sempre il Metropolitano, e il più venerando per dignità fra gli ecclesiastici del regno italico, malgrado l'infelice stato della città. È assai verisimile che in quei tempi molti beni possedesse chi era innalzato alla sede arcivescovile. Occupava l'Impero e il regno d'Italia Carlo il Grosso, principe infermo di corpo e-di mente a quel grado che ispirando un disprezzo universale, fu dalla sua dignità deposto. I popoli che gemono sotto un viziato sistema di governo debbono far
• Ovoti al cielo per ottenere o un principe sommo nella bontà, ovvero uno sommamente vizioso. Sotto il debolissimo governo di Carlo il Grosso era ar-
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (73/609)
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