Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO TL11Z0 8lnere sconosciuti gli autori de' buoni secoli preceduti; poiché per poco che un uomo si addomestichi a leggerli, non sarebbe possibile che così scrivesse. Non sarà forse inverisimile l'opinione che sino da que' tempi si parlasse in Milano un dialetto poco dissimile da quello che si parla oggidì; e che nello scrivere si adoperasse uua lingua diversa da quella che volgarmente si parla. In fatti anche presentemente nello scrivere si adopera la lingua italiana anche dalle persone meno colte; le quali parlando non mai fanno altro uso che del loro dialetto, tanto sformato, che sarebbero inintelligibili ad un Toscano. Se dunque anche a nostri giorni i Milanesi scrivono quella lingua che chiamasi italiana, e nel discorso non se ne servono comunemente mai; non vi può essere difficolta a comprendere come ne' bassi tempi scrivessero quella lingua che chiamavano latina, mentre parlavano il dialetto proprio. Quello che mi fa credere che la lingua che serviva per la scrittura, non fosse la usata nel parlare, si è che non vi trovo analogia veruna fra una carta e l'altra. I barbarismi, le sconcordanze sarebbero costanti se fossero state in uso nel parlare; uè può intendersi questa varietà di errori se non supponendo che ciascheduno s* ingegnasse di dare una desinenza latina, come meglio sapeva, alle cose che cercava di esprimere. Alcuni persino adoperavano latinizzati gli articoli del volgare da due parti, dalla terza, dalla quarta; come in una carta del 941. Coèret ei da duos partes tenente ursone, item de insola comense, da tercia parte terra sancti vie tori de masalia, da quarta parte terra sancti petri de clevade {i). Dallo stato della lingua può conoscersi
(1) Il conle Giulini, tomo II, pag. 199.
Verbi. Stor. RIil. T. I. <>
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (99/609)
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Milano Toscano Milanesi Giulini Iil
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