Storia di Milano di Pietro Verri
110 STOMA DI MILANOqualche seme almeno presso degli scrittori che ne raccontano la storia. Non può a mio parere imputarsi a delitto se i vescovi, vedendo soggetta la loro città a un sovrano elettivo, indifferente per lo più al ben essere del suo popolo; vedendo il saccheggio, la rapina, la miseria essere diventato lo stato naturale e costante della città; non si può, dico, imputar loro a delitto, se adoperando le pingui loro rendite per ripararne le mura, per assicurarne la difesa, con questo mezzo acquistarono la rispettosa riconoscenza del loro popolo. Nè si può fare alcun rimprovero ai prelati se procurarono colle forze acquistate e col loro credito di acciescersi i mezzi per meglio difendere gli uomini della loro diocesi. Sin qui non si può che venerare la loro condotta. Vero è che al comparire di re migliori avrebbero essi ottimamente ope-ratOj se limitandosi al sacro loro ministero avessero abbandonato le cure del regno al sovrano: ma dagli uomini non si può pretendere che per essere rivestiti d'un carattere pio e santo, cessino d'essere uomini, e si trasmutino in altrettante divinità. Ecco il modo col quale i vescovi diventarono potenti.
Niente poi è più naturale del partito che allora presero i sovrani mischiandosi nelle elezioni de' vescovi, la scelta de1 quali era essenziale per la sicurezza della loro corona ; partito che non aveva l'appoggio della tradizione, contrario alle opinioni di que' tempi, ma assolutamente necessario per restare tranquilli sul trono. Questo turbamento essenzialissimOj che rovesciava dai fondamenti la gerarchia ecclesiastica non solo, ma la disciplina istessa e il costume; che faceva collocare sulla sede vescovile soggetti inettissimi e affatto indegni di ascendervi; che apriva un mer-
V
| |
Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
|
Pagina (134/609)
|
|