Storia di Milano di Pietro Verri
I 2<) STORIA DI MIT-AVOperatore accepta, velut Dux Castrum procurando rsgebat (1).
Alcune usanze ed opinioni di quel secolo meritano, di essere ricordate. Continuava 1' usanzi, siccome ho detto , di considerare alcuni uomini come servi : a questi si tagliavano i capelli, e quando volevansi manomettere, era costume di presentare il servo a un sacerdote, che lo faceva passeggiare in giro intorno dell' altare, e dopo una tal cerimonia l'uomo era considerato libero. Per fare un atto solenne di donazione il costume esigeva che si adoperasse un coltello e un bastone nodoso, un ramo d'albero, ovvero un pampino di vite. Qualche altra volta si adoperava per tale atto un'altra cerimonia, ed era di porre sulla terra la carta e il calamajo, e il donante li prendeva dal suolo, e li poneva nelle mani del notajo pregandolo a scrivere la donazione, e autenticarla. Il lardo era molto in uso presso la plebe. Abbiamo più legati pii ai poveri, che dispongono di distribuirne. Uno di questi è nel testamento fatto dall'arcivescovo Andrea, in cui vuole che il suo erede nel giorno anniversario di sua morte: Pascere debeat pauperes centum, et det per unumquemque pauperem dimidium panem, et companaticum lardi un, et de caseum inter qua-tuor libra una, et vino stario uno. Nella chiesa di Sant'Ambrogio avevamo tre oggetti di opinioni capricciose : un antico marmo rappresentante Ercole , e si credeva che l'Impero doveva conservarsi fin tanto che quella scoltura rimaneva al suo luogo: di ciò scriveva Fazio degli Uberti:
Hercules vidi, del qual si ragiona,
Che fin che "1 giacerà come fa ora,
L'Imperio non potrà follar persona.
(1) i.audulph. Sen. li!>. II, c?p. 17.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (138/609)
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Dux Castrum Andrea Pascere Sant'Ambrogio Ercole Impero Fazio Uberti Imperio
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