Storia di Milano di Pietro Verri
I 34 STORIA DI MILANOcome vedremo in seguito; e non dimenticò mai l'oggetto di sottomettere l'Arcivescovo alla giurisdizione romana, finche fu innalzato al sommo pontificato per opera d'Ildebrando col nome d'Alessandro II. Credette l'Arcivescovo di essersi assicurata la tranquillità coli'allontanamento dell'eloquente Anselmo. Ma se non si trovò un uomo di quella autorità, non perciò mancarono altri che decisamente cercarono di animare il popolo contro degli ecclesiastici. Tre uomini si collegarono, Arialdo, Landolfo e Nazaro. Arialdo era diacono; nessuno storico lo nega. Landolfo era cherico, se osserviamo quanto ne scrisse il Beato Andrea; non era in modo alcuno ecclesiastico, se crediamo allo storico Arnolfo. Nazaro era uno zecchiere assai ricco, de' quali due compagni di Arialdo, uno con l'autorità, Valtro col denaro diede molto vigore al partito de' buoni} dice il conte Giulini (i). Convien credere che appunto questo fosse il solo appoggio che Nazaro diede al partito ; poiché di lui in nulla si fa menzione, nò io più lo nominerò. I due che figurarono, furono Arialdo e Landolfo. Sono concordi i due partiti neh'asserire che Landolfo fosse un uomo di nascita nobile; discordano sulla famiglia di Arialdo, gli uni volendola plebea, e gli altri ai contrario. Arnolfo, che vi-vea in que' tempi, così comincia il racconto di questa dissensione: Hac eadem tempestate horror
nimius Ambrosianum invasit clerum.....cujusinitium et seriem, quum res nostris adhuc ver-setur in oculis 5 prò ut possumus, enarremus Quidam igitur ex Decumanis Diaconus nomine Arialdus penes JVidonem Antistitem multis fo-tus deliciis, multisque cumulatus honoribus, dum
(i) Tomo TV, pag. i4-
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (152/609)
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