Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO QUINTO l3ylini a questo passo aggiunge: Quanto al delitto che gli appone il maligno Scrittore} si scuopre questa per una mera calunnia, osservando che Arnolfo storico, nemico egualmente di Sant'A-rial do, nulla affatto ne dice. Oltreché se fosse stato vero3 non avrebbe lasciato Landolfo di spiegarne meglio le circostanze per renderlo credibile. Ma anche senza badare a ciò, la santità di quel buon servo di Dio in tutto il resto della sua vita lo difende abbastanza da tale manifesta impostura (i). I due nostri scrittori Arnolfo e Landolfo seniore sono i soli che abbiamo di quel tempo. Essi erano stati testimonj e forse partecipi delle miserie nelle quali venne ingolfata la città per queste dissensioni; essi erano animati contro coloro che ne furono la cagione. E naturale altresì il supporre che essi fossero affezionati alla disciplina che avevano trovata in uso presso de' loro padri ; e questo basterà perchè non venga loro prestata ciecamente credenza nel male che dicono di Arialdo e di Landolfo. Se si fosse allora trattato unicamente di repristinare o dilatare la disciplina del celibato anche sulla Chiesa Milanese, e non ammettere agli ordini sacri in avvenire se non coloro che si obbligassero alla vita celibe, la questione si sarebbe potuta discutere pacificamente: ma volendosi rimovere dall'altare i sacerdoti ammogliati, ognuno vede in quale angustia venivano riposti e i sacerdoti e i parenti delle loro mogli. Il metodo migliore per conoscere lo spirito dei partiti si è l'attenerci ai fatti non contrastati, e non far caso delle declamazioni.
Tra i fatti accordati dagli scrittori dell'uno e dell'altro partito evvi il seguente. Arialdo in un
(i) li conte Giulini, tomo IV, pag. 16.
«
| |
Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
|
Pagina (155/609)
|
Scrittore Arnolfo Sant'A-rial Landolfo Dio Arnolfo Landolfo Arialdo Landolfo Chiesa Milanese Giulini Arialdo
|