Storia di Milano di Pietro Verri

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      144 STORIA DI MILANOfurono mutate le antiche costumanze, introdotte leggi nuove, e col favore dei partito furono costretti l'Arcivescovo e gli Ordinarj di porvi il loro nome. Così di San Pier Damiano scrive il Calchi: Deinde fastu legationis iujlatus voluti se in publicis actionibus Archiepiscopo nostro prae-ferre : sed populus in propria Dioecesi temerari Ambrosianam dignitatem non laturus, frendere, ac tumultum circa facere coepit. Eo metu deter-ritus Ostiensis proposito destitit, et quae insta-bant negotia confecit: atque iis qui quid deli-querant prò magnitudine delieti varias ultor poe-nas irrogabat : alios dilatione data in aliud ju-dicium reservabat. Denique ut novus censor, et rerum nostrarum arbiter, veteres consuetudines mutat; novas leges inditeti; litteris signisque suis abjirmat; iisdem ut subscriberent Archiepiscopus et Ordinarli Mediolani incitata multitudine ni obsequerentur effecit (i). Queste pene, delle quali fu dispensatore San Pier Damiano, furono date ai simoniaci; poiché per un abuso assai antico si gratificava dagli ordinandi il vescovo che li consacrava, e davano per essere suddiaconi duo-decim iiummos, diciotto per essere diaconi, e ventiquattro per il presbiterato (2); sul qual proposito così scrive il conte Giulini: A coloro che avevano pagato la solita tassa già stabilita ab antico, e che quasi non sapevano che ciò fosse peccato, furono dati cinque anni di penitenza, nel qual tempo dovevano due giorni in ogni settimana digiunare in pane ed acqua, e tre giorni nelle settimane delle due quaresime, cioè quella avanti il Natale e quella avanti Pasqua, ec. (3).
      (1) Tristan. Calch. Hist. Patr. lib. VI, pag. 102. (1) Rer. Italie. Script. Ionio IV, pag. 27. (5) 11 conte Giulini, tomo IV,
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Storia di Milano Tomo Primo di Pietro Verri Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824 pagine 585

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