Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO SESTO 177
ad Monastcrium de Olivate (1): asserzione, sul proposito della quale saggiamente riflette il nostro conte Giulini, che sarebbe stato desiderabile che
10 Storico ci avesse additato i segni pe quali egli s'avvide con tanta sicurezza che quello era un Angelo (2). Tutti i nostri autori però, ciecamente appoggiati all'asserzione del solo Landolfo, hanno credulo vero un tal prodigio; e nemmeno il nostro conte Giulini si è voluto segregare. Sarebbe stato veramente desiderabile che avessero seguita
11 opinione piuttosto dei vescovi suffragane! e della plebe, che ne fu spettatrice. Ma il meraviglioso seduce; non si ha coraggio di affrontare una lunga tradizione per annunziare la verità, i di cui dritti non si prescrivono giammai; ed è costretta la storia a raccontare di tali inezie, qualora sieno generalmente credute.
Per otto anni ancora dopo il raccontato prodigio continuò l'arcivescovo Grossolano a conservare la sua dignità, sebbene con un partito contrario. Il Papa lo considerò arcivescovo legittimo, e non cessò d'esserlo, se non quando portatosi egli nel 1111 a Costantinopoli, se gli elesse in Milano un successore. Morì frattanto in Germania l'infelice imperatore Enrico III; ciò avvenne l'anno 1106. Corrado di lui figlio se gli era ribellato, siccome dissi, adescato da una vana lusinga di essere re d'Italia, ove visse con questo titolo per obbedire a tutti i cenni della contessa Matilde. Anche l'altro figlio Enrico si trovò modo di farlo ribelle al padre. Non si può rinunziare ai sentimenti dell'umanità e della natura più freddamente
(1) Landuph. Junior, cap. 14.
(2) Il conte Giulini, lomo IV, pag. 5ig.
Ve bri. Slor. i\Jil. T. I. 12
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824
pagine 585 |
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Pagina (195/609)
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