Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO SESTO I^pun anello, ovvero una corona o un cinto, ovvero una veste o un drappo, ovvero un zendado; e qualora il matrimonio poi non si dovesse più fare, se lo sposo aveva dato un bacio alla sposa, non'si doveva a lui restituire se non la metà del regalo: Si nomine sponsalitiorum annulus, vel corona, vel cingulum, vel quid simile, seu amictum, vel pallium, vel zendadum detur: matrimonio non secuto medietas redditur si osculum interessserit: così le consuetudini di Milano dell'anno 1216. Dello stato delle lettere in que' barbari tempi pochissimo se ne può dire. Unicamente sappiamo che molti de' nostri giovani allora andavano in Francia a fare i loro studj; ed è assai probabile che le turbolenze interne, alle quali era in preda la Repubblica, non permettessero quella placida educazione che è necessaria per avervi delle scuole e de' maestri utili. Fra i paesi vicini il più tranquillo e indifferente per noi era la Francia, colla quale non avevamo più veruna politica relazione. Sotto Lottario s' erano scoperte in Amalfi le Pandette ; e s' era risvegliato un fermento universale per lo studio della giurisprudenza. Il nostro Oberto dall'Orto fu distinto fra i dottori di quel tempo ; e maestro Giovanni pure nostro cittadino fu un medico che ebbe molta parte nel far risorgere la facoltà che coltivava in Salerno. Egli scrisse in versi latini un trattato di medicina per Enrico I figlio di Guglielmo il Conquistatore) re d'Inghilterra 3 che così comincia:
Angiomi n Regi scribil Se ho la loia Salenti (i) 5 cc. :
e sebbene la ragione umana fosse coltivata da pochi, e con poverissimo successo, se vogliansi pa-
(1) Argellal. B]jbL Scripi. Med. nuin. 916,
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (209/609)
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