Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO SETTIMO 205
e il conte Giulini la crede posta al ponte dell'Ospedale) i Milanesi non ardirono inai di presentarsi, o per timore, o per riverenza verso la persona dell'Imperatore: Sed nec ad Porlam, ubimi-lì ti a Principis obsidionem celebrabat, excursus facere, dubium an me tu, ari reverenda Impera-tom*, cohiberentur (i). Tentarono gl'Imperiali di prendere la città di assalto, e potè loro riuscire di porre il fuoco ad una porta ed al bastione vicino combustibile, perchè composto di fascine c travi, che rassodavano la terra e la munivano al di fuori; ma furono vigorosamente respinti, e il colpo andò a vuoto. Ciò nondimeno fa meraviglia come dopo un mese di blocco la città si rendesse, e non è facile il persuaderci come questa dedizione fosse allora cagionata dalla fame e dalle malattie, siccome varj scrittori asseriscono, appoggiati anche al testimonio di Radevico (2). Non è da credersi che i Milanesi da lungo tempo prevenuti dell'odio dell'Imperatore, e che con prodigioso dispendio ed ardimento avevano premunite le abitazioni colla linea di circonvallazione, avessero preparato così poco ne' magazzini da pe-nuriare dopo di un mese; nè è da credersi che un morbo contagioso ponesse tanta desolazione da obbligare in quattro settimane alla dedizione una città non ancora offesa da macchina 0 assalto nemico; tanto più che di questa supposta pestilenza, la quale avrebbe dovuto comunicarsi al campo nemico, nessuna menzione se ne fece poi; e il canonico Vincenzo di Praga, che era presente a questi avvenimenti, non scrive nè della fame nè d'altra malattia, se non che: Foetor cadaverum in-tolerabiliter ex utraque parte omnes cruciabat
(1) Radevic. lib. I, cap. 38. (2) Lib. I, cap. 4°-
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (223/609)
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