Storia di Milano di Pietro Verri
210 STORIA DI MILANOle anime grandi. Le antipatie nazionali sono minute opinioni del volgo. In ogni secolo e presso di ogni nazione le anime nobili sempre furono al disopra della popolare invidia, ingiusta per lo più, o fomentata da una meschina politica. Cercano esse indistintamente il vero merito, e si pregiano d'onorarlo ovunque lo trovino; mirano la terra, come la patria del genere umano, e gli uomini una famiglia divisa in buoni e malvagi. Un sovrano poi, che è il padre de' suoi popoli, non può avere piccole gelosie di nazione. Federico mancò di politica. Dovevano accorgersi i Lodigiani , i Pavesi, i Cremonesi, i Comaschi e gli altri che l'Imperatore non era punto affezionato nè agl'Italiani nè ad essi. La guerra fatta ai Milanesi certamente non aveva per oggetto la loro felicità liberandoli dall'oppressione, ma profittando delle nostre discordie cercava di sottometterci. E vero che con una pomposa formalità aveva Federico il giorno 3 di agosto dello stesso anno ri 58 consegnato ai consoli lodigiani in Monteghezzoue un vessillo, e data loro la proprietà di quello spazio alla sponda dell'Adda per fabbricarvi, siccome fecero, la nuova città di Lodi: ma l'Imperatore con questo dono non perdeva cosa alcuna ; e le città alle quali in quella dieta prese tutte le regalie per formare a sè medesimo un tributo annuo di trenta mila marche d'argento, perdevano assai. Più accortamente avrebbe operato quell'Augusto, se dopo di aver vinto, colla moderazione e colla clemenza si fosse proposto di far amare il suo governo; forse avrebbe lasciato a'suoi successori un regno fedele e tranquillo, fondato sull'interesse medesimo de'popoli governati, i quali avrebbero naturalmente preferita la pace sotto di una moderata monarchia alla turbolente indipen-
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (228/609)
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