Storia di Milano di Pietro Verri

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      CAPO OTTAVO i*49
      questa generale idea può conoscersi che al tempo dell'imperator Federico assai scarsa doveva essere, a proporzione d'oggi, la percezione del tributo; poiché mancava il censo sulle terre, mancava la gabella della mercanzia, e nemmeno si nominava il tributo del sale; i quali tre oggetti formano oggidì il nerbo principale della finanza del Milanese. Il sale allora parmi che fosse una mercanzia di libera contrattazione; e le terre erano certamente meno coltivate, che ora non lo sono, per le paludi e boschi che tuttavia ci rimanevano. E forse il guasto che i nostri nemici fecero al circondario di Milano durante il secondo blocco, fu la cagione che trovandoci poi svelte le piante e inceneriti i boschi, si stese la coltura sopra una gran parte di terra di cui prima se ne godevano i pochi spontanei prodotti della legna.
      Ripigliamo il filo della storia. Circa dodici mesi destramente ci tenne a bada l'imperatore Federico, lasciando che gli arbitri discutessero gli articoli d'una pace chimerica; e frattanto nella Germania andava radunando le forze quanto più poteva per sorprendere le citta collegate ed opprimerle. In fatti nella primavera del 1176 seppe Federico che «136 il nuovo rinforzo di principi e di militi stava per entrare nell'Italia dalla strada di Belinzona; e l'Imperatore andogli incontro. La città di Como gli era fedele, come lo era Pavia. Unitosi al nuovo esercito, al quale aggiunse i militi di Como, s'inviò per marciare a Pavia, dove stava il rimanente delle sue forze e il Marchese di Monferrato co' suoi. I Milanesi saggiamente vollero tentare una giornata, prima che le forze riunite piombassero sopra della loro città. Già ogni discorso di pace era stato rotto dall'Imperatore, dal momento in cui ebbe le nuove forze. Avevamo il soccorso dis


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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824 pagine 585

   

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