Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO NONO 3
divisione de1 frutti delle terre si fa per metà fra il terriere ed il colono; ovvero s'aggrava il colono di pagare una determinata somma o in denaro o in frutti, e tutto l'eccedente ricade a suo profìtto. Questo antico sistema da una parte anima la coltivazione delle terre cointeressando il villano, e dall'altra pone minore intervallo fra il signore e il villano medesimo; poiché in luogo di comando e subordinazione, da noi non vi è che un contratto prodotto dai bisogni vicendevoli fra un ricco ed un povero. Perciò io credo che da noi sarebbe impossibile il conservare lungamente un governo aristocratico, a meno che gli ottimati non discendessero a quella popolarità che rende cara ai Veneziani la forma del loro governo. Se pure anche Venezia non deve in parte la sua antichissima tranquillità alla natura del luogo su cui e piantala; mentre ogni cittadino, sentendo di vivere dove perirebbe, nel momento in cui nascesse confusione nel governo, forza è che freni l'inquietudine, e contribuisca a quell'ordine sociale, senza di cui ivi nè avrebbe alimento, nè mezzi di procurarselo. I costumi de' nobili da noi erano in vece orgogliosi e dispotici, talvolta sino all'atrocità. Il Fiamma ci racconta che a' suoi tempi certo popolare, per nome Guglielmo da Salvo di Porta Vercellina, andava creditore di rilevante somma verso di Guglielmo da Landriano-uomo nobile; e che il debitore invitò il popolare ad una sua villa in Marnate, posta nel contado del Seprio, ove per liberarsi dal pagamento trucidò miseramente il povero creditore. Il qual fatto sospettatosi nella città, la plebe inferocita per l'enorme tradimento si portò a Marnate; scoprì il cadavere, lo trasportò a Milano, e mostrando per leVerri. Sior. Mil. T. I.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (291/609)
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