Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO SETTIMO 335
noi adunque? — Cercarono di calmarlo i signori del congresso, e fu concluso che dovendo i! Re entrare nell'Italia per la strada della Savoja, siccome aveva egli disposto y nulla pregiudicava il lasciarlo avanzare sino al Piemonte j che ivi poi alcuni di essi sarcbhergli andati incontro, ed esaminando più da vicino quali pretensioni avesse quel Sovrano, o avrebbero fatte le scuse per gii assenti; qualora mite e benevolo lo ritrovassero-ovvero avrebbero avvisati gli amici lontani per ropportuno concerto, quando mai avessero ravvisato lui disposto a contrastare la loro autorità. Guido fu costretto ad accontentarsi di questo complimento 3 e il congresso fu sciolto con una determinazione clic da una parte doveva alienar l'animo del nuovo Augusto da questi piccoli principi ; e dall' altra nessuna precauzione preparava per mettersi al coperto de' danni cha poteva loro cagionare. Guido non misurava l'indipendenza sua colio sue forze. Proibì che nessuno in Milano nominasse Enrico da Lucemburgo ? o ragionasse della venula di un nuovo Imperatore. I vassalli s'erano allestiti per andare incontro del nuovo Cesare» e Guido proibì loro l'uscire dalla città.
Il re Enrico verso la line di ottobre dell'anno i3io venne a Susa, d'onde passò a Torino, indi ad Àsti, Egli aveva seco la regina Margherita sua moglie; principessa d'una bellissima figura j conduceva seco molli principi tedeschi e francesi ; e lo accompagnavano mille arcieri e mille uomini d'arme. I vassalli d'Italia ; che gli andavano giornalmente incontro co3 loro militi ? rendevano sempre più forte il seguito di quell'Imperatore. Alcuni del congresso di Milano si presentarono al nuovo Cesare. Enrico parlava di pace; di ordine, di tranquillità civile ; e di volere dare questi beni
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824
pagine 585 |
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Pagina (353/609)
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