Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO DECIMO 345
in cui veniva levato il peso che le aveva fiaccate; e che o i Visconti 0 i Torriani ben tosto venissero espatriati, e resi raminghi co* loro aderenti. Il saggio Principe, con accorto consiglio, nominò cento nobili milanesi, dai quali voleva essere onorevolmente accompagnato nel suo viaggio di Roma ; e in questo numero erano compresi i capi e i più distinti dell'una e dell'altra fazione. Questa determinazione, che in fatti era decorosa per glieletti, piacque sommamente alla città, che ne traeva l'augurio della ventura quiete e dell'ordine. Gli eletti per lo contrario cercavano il pretesto onde poter sventarne l'idea: e quello che singolarmente rappresentavano, era la mancanza del denaro per un decente corredo; mancanza in parte vera, poiché gli espulsi nel tempo de' partiti avevano perduto i loro beni. Comandò adunque il Re che la comunità di Milano dovess'ella somministrare i mezzi convenienti per i cento nobili nominati ad accompagnarlo. Pareva che per tal modo fosse spianata ogni difficoltà: ma le sorde ed implacabili passioni rovesciarono ogni cosa. Sembrava quasi che segretamente i due partiti operassero di concerto per annientare e deludere il potere benefico del Re, che altro non toglieva loro che la facoltà di nuocersi. I cento mila fiorini d'oro del regalo si riscuotevano con violenze e in modo cotanto odioso, che la città era piena di lamenti. Si disseminò la vociferazione del nuovo aggravio da imporsi per equipaggiare i cento nobili, ed abilitarli al viaggio di Roma. Si cercava di far nascere l'avversione contro del Re e de' Tedeschi, come invasori dello Stato. In queste circostanze, e meutre cominciava già a spargersi la tristezza , venne radunato il consiglio generale per ordine del Re; nel quale comparve Niccolò Bonsignore di Siena, come
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (363/609)
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