Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO DUODECIMO O9Jdi tai regolamenti, ed era severamente punita la prepotenza di chiunque. Stabilì in Milano un supremo giudice, che si chiamò Sgravaiore, e nel latino di quella età Exgravcitor; magistrato che si rese celebre in quei tempi per l'autorità non meno che pel buon uso a cui l1 impiegava. Questo Sgravaiore doveva sempre essere un forestiere, e non doveva avere nè moglie ne figli ne parenti in Mi-Inno. Anzi si portava la diffidenza al segno, che non era mai permesso allo Sgravatore di andare a cibarsi in casa di alcuno, ma doveva sempre starsene solo in casa propria. Il ministero dello Sgravatore era di decidere sommariamente e senza appellazione le querele di coloro che si credessero indebitamente gravati da qualunque altro giudice 3 e invigilare sulla retta amministrazione della giustizia. Il sistema delle strade nel circondario delle dieci miglia della città, che continuò sino ai giorni nostri, era d'instituzione di Luchino. In conseguenza di tali regolamenti, col favore della sicurezza pubblica, s'introdusse il commercio e l'industria. S'incominciarono n piantare a que' tempi in Milano alcune fabbriche d'oro e di seta (1). L'agricoltura si rianimò, e se ne cominciarono a conoscere i raffinamenti. Si perfezionò la coltura della vite, e si principiò a preparare un vino più delicato, che chiamavasi vernaccia. S'introdussero razze di cavalli e di cani. La popolazione si andava accrescendo. I costumi s'ingentilivano; e il Fiamma deplorando, con poco giudizio, questi cambiamenti, rimproverava ai Milanesi de' suoi giorni l'eleganza del vestire, la pompa degli ornamenti, la squisitezza delle mense e lo studio delle lingue forestiere: studio il quale fa
(i) Il conte Giulini, tomo X, pag. 4I0«
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (413/609)
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