Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO DUODECIMO 409
Azone, Luchino e Giovanni, i primi che apertamente si dichiararono sovrani, battendo moneta col loro nome, godette la pace, e provò alfine i beni dell'ordine sociale e della civile sicurezza. I Milanesi abbandonarono il mestiere dell'armi, e si rivolsero a più miti e più industriosi pensieri, alla mercatura cioè, alla coltivazione delle arti e delle terre. La popolazione e la ricchezza crebbero in proporzione, e qualche coltura appresero gl'ingegni; onde questi oggetti meritano dilucidazione.
La prim'epoca del risorgimento dell'agricoltura milanese io la trovo nel blocco che Federico I pose intorno della città, allorquando fece devastare le piante e le campagne, ed atterrare i bo« , schi che ci stavano intorno. Il bene sempre è figlio del male. Liberati che fummo da quel nemico terribile, poiché la libertà civile fu cimentata colla lega lombarda, si dovettero ridurre a coltura i boschi incendiati; unico mezzo per cui i proprie-tarj, ai quali non rimaneva più la legna spontanea , ricavassero qualche profitto dal loro fondo. In fatti verso que' tempi pensarono i Milanesi a promovere la irrigazione, a fecondare i loro campi colle acque; e si scavarono il Tesinello e la Muz-za, il primo verso l'anno 1179, e l'altra l'anno 1220 (1). Indi il. Tesinello venne allungato fino a Milano verso la metà del secolo xin, cioè l'anno 1257. Operazioni tutte le quali non ebbero allora per oggetto la navigazione, ma bensì la semplice irrigazione delle terre. Io ho per qualche tempo creduto che i Milanesi ritornati dalle crociate avessero portata dall'Egitto nella loro patria la coltura del riso, e che questi scavi di canali e que-
(1) Benaglia; del MagisLralo Siraordinario, eap. XII.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (429/609)
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