Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO DUODECIMOd'allora era quasi due terzi d'un fiorino d'oro ossia gigliato, che correva per trentadue soldi • così che la libbra di seta costava dodici gigliati e mezzo. Facilmente pure ognuno comprende quanto maggior pregio in que' tempi dovesse aver l'oro, che ne' secoli a noi più vicini è diventato assai più abbondante , per i paesi scoperti, le nuove miniere scavate, e per la comunicazione dal vasto commercio aperta fra tutt'i popoli*conosciuti delle terra.
Della popolazione di Milano ce ne ha lasciata memoria Bonvicino da Ripa verso l'anno 1288. Quell'autore vivente dice che v'erano tredicimila porte di case, sei mila pozzi, quattrocento forni per cuocere pane, e mille taverne di vino, cento cinquanta alberghi per i forestieri, tremila ruote da mulino, e sei mila giumenti che portavano la farina nella città ; in cui dice che eranvi ducento mila abitanti, fra i quali quaranta mila atti alle armi; che si mangiavano ogni giorno in Milano mille e ducento moggia di farina; che entravano ogni anno nella città cinquanta mila carri di legna , ducento mila carri di fieno e sei mila carri di vino, e si consumavano di sale in Milano staja sei mila cinquecento. Questa descrizione facilmente si conosce che non merita fede. Sei mila giumenti impiegati a portare mila e ducento moggia di farina al giorno sono incompatibili, mentre un moggio lo porta sulle sue spalle un villano robusto. Quaranta mila uomini atti alle armi sono pure una cosa sconnessa. La popolazione di ducento mila abitanti suppongasi metà di uomini, e metà di donne; dagli uomini si deducano i bambini e i fan-cilli ed i vecchi, non rimarranno quaranta mila uomini atti alle armi. Sei mila carri di vino suppongami portar ciascuno dieci brente, saranno
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (435/609)
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