Storia di Milano di Pietro Verri
424 storia di milanoquello del ferro rovente da portarsi nella mano nuda non era permesso in Milano: illud autem scire oportet quod ferventis ferri judicium in nostra Cintale non admittitur, licei in quibusdam locis jurisdictionis Domini Archiepiscopi secus ob-tineat; così nei nostri Statuti di que' tempi. Bensì era ammesso il giudizio di Dio coli'acqua fredda, e questo" da noi non era punto crudele 5 poiché si prendeva un fanciullo, e con una fune, senza pericolo, si tuffava nell'acqua) e immergendosi il fanciullo, che » tosto s'estraeva, il reo era assoluto.
Finalmente vorrei poter dare un' idea della coltura nostra verso quell'età; ma le notizie non erano copiose in nessuna parte dell'Europa. Avemmo un medico che compose le Pandette della Medicina, dedicate al re di Napoli Roberto. Questi si chiamava Matteo Silvatico milanese, che scrisse l'anno 1317. Quel libro si stampò a Venezia l'anno 1498. Un altro Milanese ebbe nome presso de' giurisperiti ; cioè Signorolo Omodeo, le opere del quale non sono ignote ai forensi. Ma di bella letteratura non ne avevamo vestigio alcuno. Uno de' più antichi poeti italiani fu Pietro da Bescapè nostro milanese. Egli scrisse i suoi versi nell'anno 1264} nel quale pretese di tradurre in poesia la storia del Vecchio Testamento. L'autore così comincia :
Como Deo a facto lo Mondo, E corno de terra fo Io homo formo. Cimi el descendè de cel in terra In la Vergene Regal polzelia, E cum el sostenè passion Per nostra grande salvation, E cum vera el dì del ira La o sarà la grande roina, Al peccator darà grameza, Lo justo avrà grande alegreza, Ben è raxon ke Tomo intenda De que traila sta legenda.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824
pagine 585 |
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Pagina (444/609)
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