Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO DECIMOTERZO lStato si divise in due sole parti fra Barnabò e Galeazzo II. Matteo II aveva molto vigor fisico e poca forza di mente. Dopo eh' egli ebbe in sua porzione Bologna, la perdette, per aver cercato di scemare lo stipendio a quei che potevano soli conservargliela. Matteo operava in modo da perdere la signoria, e strascinar seco in rovina anco i fratelli} poiché diventato padrone cercava di possedere per autorità e senza mistero quelio che tult' al più si carpisce industriosamente fra le tenebre. Egli giunse a minacciar la morte ad un cittadino ammogliato con una bellissima donna, perchè contrastava di cedergli i suoi diritti. Questi presentossi a Barnabò chiedendo giustizia, e dichiarandosi con molto impeto di esser pronto a morire, anzi che acconsentire a tanta infamia. Barnabò lo accolse con freddezza ed indifferenza} poiché, trattandosi del suo maggior fratello, a lui, disse, non toccava il correggerlo: poi concertato l'affare con Galeazzo II, vedendo che Matteo era incorreggibile nella scostnmatezza, che già serpeggiavano nel popolo delle sorde e tronche voci, e che correvasi rischio temporeggiando, e lasciando moltiplicare gl'insulti, di vedere lo Stato in rivoluzione, per evitare il fato de' Tarquinj, divennero fratricidi come Romolo-, almeno così ci racconta Matteo Vili ani (i). Si dice altresì che a questo timore un altro vi si accoppiasse, per unire e indurre a tal estrema risoluzione i due cadetti Barnabò e Galeazzo; e fu che trovandosi i tre fratelli insieme cavalcando, nell1 osservare il fecondo e ridente paese del quale erano signori, uno de1 cadetti dicesse, che era pure la bella cosa l'esservi sovrani; e che incautamente allora al primogenito
(i) Lib. Y, cap. Si.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (451/609)
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