Storia di Milano di Pietro Verri
CAPO DECIMOTERZO 407
Paragonando i due fratelli, pare che Barnabò avesse l'animo più forte, e Galeazzo fosse fréddamente crudele. Il primo, abbandonandosi ad una collera brutale, era capace di ogni eccesso; l'altro lo era sempre, con maligna tranquillità. Barnabò dava gli impieghi a persone che li sapessero eseguire, e sapeva tenersele affezionate e fedeli; Galeazzo per denaro dava le cariche ai più inetti uomini. Barnabò era veridico e palesava i suoi sentimenti; Galeazzo non era definibile. Il primo incuteva spavento; 1' altro diffidenza. Barnabò si fece scolpire in una statua equestre di marmo, e la collocò sull'aitar maggiore di S. Giovanni in Conca. Essa ivi si vede, ma non più sul-1' altare. Galeazzo pazzamente fece distruggere le peschiere, le pitture del Giotto, e tutte le belle cose ordinate da Azone nel palazzo di corte; quae domus, diceva Azario, cum ornamentis, et pictu-ris, etfontibus hodie non fieret cum trecentis mil-libus Jlorenìs (i). Galeazzo faceva alzare un gran muro con molta spesa; poi parendogli che stesse male, Io faceva demolire. Faceva delle volte assai grandi in mezzo del verno, e diroccavano poi; e i mattoni, le travi, la calce si prendevano per suo cenno ove trovavansi, senza parlare di pagamento. Galeazzo fabbricò il castello di Milano e quello di Pavia; Barnabò quello di Trezzo. Nessuno di questi due atroci fratelli ebbe commensali, come solevano averne Azone, Luchino e Giovanni. Costoro offendevano un numero sì grande di persone, che non era poi loro fattibile la scelta di alcuni fra quali passare giocondamente le ore. Barnabò pagava esattamente i suoi stipendiati, e non permetteva che facessero estorsioni; Galeazzo
(,) Pag. 9.85.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (477/609)
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