Storia di Milano di Pietro Verri
47° STORIA DI MILANOfuor ili Porta Ticinese. Questi accolse co' maggiori segni di cordialità i suoi due cugini e cognati, Rodolfo e Lodovico, i quali dopo le accoglienze, con apparenza di onore furono circondati dalle armi, di cui erano comandanti Jacopo dal Verme, Ottone da Manclello e il marchese Giovanni Mala-spina. S'incamminò il Conte verso Milano, e giunto che fu avanti della Porta Ticinese (che allora era ove oggidì sta il ponte del Naviglio) prese la sinistra, e per la via che ora fiancheggia il canale, andò colla sua comitiva cavalcando, sin che alle ore sedici, ossia verso mezzogiorno, trovatisi vicini al ponte che da Sant'Ambrogio conduce a San Vittore, per esso videro scendere Barnabò a cavallo con uno o due domestici di seguito. Il Conte, dopo i primi saluti, diede il segnale concertato; e Jacopo dal Verme il primo spronò il cavallo, e pose le mani addosso della persona del sig. Barnabò, dicendogli: Siete prigioniere. Ben tosto Ottone da Mandello gli levò dalie mani la briglia; altri gli tagliò il cingolo, e così al momento Barnabò fu disarmato, togliendogli altri la spada, altri la bacchetta dalle mani. Contemporaneamente lo stesso venne fatto ai due suoi figli Rodolfo c Lodovico; e presto presto in mezzo alle armi vennero tradotti nel castello di Porta Giovia, poco di là lontano. Barnabò venne cautamente trasportato poi al castello di Trezzo, ove anche oggidì vedesi la stanza in cui sopravvisse sette mesi colla sua o moglie o amica Donnina de' Porri, sin che morì avvelenato, a quanto si dice. Tanto seppe simulare il Conte! Egli aveva trentadue anni.
Appena il colpo era fatto, il Conte alla testa degli armati entrò nella città, e senza veruna opposizione se ne impadronì fra gli evviva della pie-
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (490/609)
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