Storia di Milano di Pietro Verri
capo decimoquinto 5oied ecco il fine di tanta (ipocrisia , di tanti maneggi , di tanta simulazione e distante violazioni di fede.
Il duca Giovanni Maria, mentre stavasene occulto nel palazzo ducale, nel tempo in cui i suoi Stali erano ceduti, invasi, saccheggiati, ovvero oppressi senza di lui saputa in suo nome, s'an-nojò della compagnia della vedova Duchessa sua madre, fors'anco per qualche buon ricordo ch'ella gli desse. Come la cosa andasse non lo sappiamo. La duchessa Caterina dovette staccarsi dal Duca suo figlio, e si ritirò a Monza, per ivi passare il resto de' tristi giorni suoi, i quali ben presto terminarono il giorno 1 n ottobre dell'anno i4o4» Questa morte si attribuì non senza fondamento allo stesso Duca suo figlio; e le azioni della sua vita ci levano pur troppo l'inquietudine di essere o maligni o calunniosi nel sospettarlo. I consiglieri di quell'insensato Duca non erano sazj mai della preda, e imponevano tributi, prestazioni e gabelle , per fare in ogni modo un buon saccheggio*, ma non avendo assoldate truppe bastanti, nè essendo ben organizzata la macchina politica, non sapevano con qual mezzo forzare i sudditi a pagare i tributi imposti, e allora ne immaginarono uno che prova l'indole di quel misero governo. E l'anno sexto sopra mcccc, dice il Corio, Gio- « vanne Maria in Milano dominante al nonagesimo de feh raro in uno giorno de venere ale xn ore fu per parte dil Principe cridato che veruna persona non se odesse in iudicio per infine non fisse satisfacto ala solutione de le taglie imposte tanto in quello anno quanto dil preterito, e parimente che veruno notaro non celebrasse istrumento nel modo come scripto.
Cospirava la fisica a rovina del popolo per una
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824
pagine 585 |
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Pagina (521/609)
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