Storia di Milano di Pietro Verri
5n/f STORTA DI MILANOzìone. Meglio è perdonare che distruggere. I tributi s'impongano per vero bisogno, si ripartano con giustizia, si percepiscano con economia, e i cortigiani diano /' esempio agli altri col pagarli. Non s'intraprendano guerre senza necessità. Non largheggi il principe nel donare superfluamente. Sia inviolabile nel mantenere la parola data, e imparziale per la giustizia. Le cariche si diano al merito, non mai al prezzo. Nella scelta de' ministri si esamini di quale riputazione godano, e se la vita loro sia proba; chi non è buon marito,, buon padre, buon padrone in sua casa, non sarà mai buon consigliere del Sovrano. Ai stipendiati si corrisponda fedelmente la paga. Le antiche leggi patrie sieno venerate ed obbedite. Ai ribelli riconciliati si tenga d' occhio, ai pertinaci si tolga il potere. Questo è il transunto di tale memoria. S'ella fu destinata da Carlo Malatesta per illuminare il Duca, non vi fu mai carta più inutile di questa. Se poi egli aveva nuli' altro in veduta che di lasciare una pubblica disapprovazione della condotta del nipote, non poteva scrivere meglio di così; perchè indicò appunto tutte le massime, dalle quali si allontanava quel principe.
Andrea Biglia, nel libro II della sua Storia, ci descrive la barbarie di Giovanni Maria: Genus illud nefandae necis quae cani bus urgebatur, adversum plures interniti, tam ferine sanguinis sitiens, ut nullum ferre diem per id tempus incruentum si-neret(\). Il Corio racconta che molti inermi popolari avendo gridato pace pace mentre il Duca passava avanti della chiesa di Santo Stefano, ad istigazione di due perfidi suoi familiari, ordinò quel principe alle sue guardie di scagliarsi colle
(1) R. f. tom. XIX. col. 52, E.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1824
pagine 585 |
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Pagina (524/609)
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