Storia di Milano di Pietro Verri
5o6 STORIA DI MILANOrio (i), il quale nella sua gioventù avrà inteso questi atrocissimi fatti da' vecchi che ne erano stati dolenti spettatori. Il Biglia poi scriveva le cose de' suoi tempi , e poteva essere testimonio di veduta. Ho voluto narrar questi orrori colle parole altrui per risparmiare a me stesso la pena di descrivere cose tanto crudeli, e per togliere ogni sospetto sulla verità dei fatti.
La condotta del duca Giovanni Maria era quella d'un vero pazzo furioso; poiché nel mentre ch'egli insultava l'umanità, la giustizia , la natura istessa co' mastini, compagnia degna di un tal principe, egli sopportava che Facino Cane a suo pieno arbitrio non solamente dominasse Alessandria, Tortona , Novara ed altre terre, ma disponesse da sovrano e in Milano ed in Pavia ogni cosa a suo piacimento, per modo che il Biglia ci lasciò scritto: nec multo post Facinus Mediolanum adv oc citar, ut nihil jam illi ad utriusque dominium prae-ter nomeii deesset, omnia uni parebant, omnia prò illius imperio stat'uebant, ne tanto quidem ad impensas juvenum relieto quod vitae satisfa-cerent (2). Appena i due giovani principi avevano di che mangiare. Il Duca aveva fatta colla città di Milano una convenzione, la quale si trova nell'archivio della città, e venne pubblicata dal conte Giulini (3). In vigore di tal carta egli si sottopose in molta parte a que' limiti che presentemente fìssa la costituzione della Gran Brettagna al sovrano 5 almeno per riguardo al tributo. Le regalie tutte le cedette alla città, alla quale diede in proprietà ogni sorta di carico non solo, ma persino gli stessi beni suoi allodiali; e ciò a condizione
(1) All'anno i4«9- ('-0 Rer. Ilal. Ioni. XIX, col. 54, E; 55, A. (3) Tomo XII, p»g. 6n.
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Storia di Milano
Tomo Primo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1824
pagine 585 |
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Pagina (526/609)
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