Storia di Milano di Pietro Verri
capo deci m os est o nforze venete e salvarla j e questa scelta cadde nel conte Francesco Sforza, dichiarato capitano delle nostre armate (i). I denari eie' Milanesi erano ne-cessarj per mantenere un corpo numeroso di soldati , e ai Milanesi era necessario un gran capitano, }a di cui mente e valore opportunamente dirigendo la forza, li preservassero dall'invasione de'Veneti. Questi bisogni vicendevolmente unirono da principio lo Sforza e i repubblicani nascenti* se pure il nome di repubblica poteva convenire a una illegale adunanza che governava senza autorità e senza principj.
Una prova della incertezza di quel governo la leggiamo nel proclama che i Capitani e difensori della libertà pubblicarono in data 21 settembre 1447. Per ordine di questi vennero pubblicamente consegnati alle fiamme i cntastri che servivano alla distribuzione de' carichi, affine di rallegrare il popolo (2); e si credette fondo bastante per le spese
(1) Registro civico B, fogl. 16 tergo, ove leggesi il proclama de' capitani e difensori della libertà, acciocché ogni persona alla a portare armi si presenti a servire sotto il comando del sig. conte Francesco capitano generale, in data 3 settembre 1447*
(2) Capitanci et defensorcs liberialis illastris et excelse Conni-nitatis Mediai ani — Prudentes Concives carissimi nostri. Fasica* quam omnipotens Deus noster per transmigrationem de presenti seculo Illustrissimi bone memorie principia ae Domini nostri domini Filippi Marie gratinili libertatis nobis venditando condona-vii quod retinere et conservare omnibus modis et firma scienti a statuimus deliberavim us comuni còti scensa in adurendis libris cxtractibusj quaiernisfdziiset scripturisinvcntariorum3 taxa-rum3 taleanwìj Jòcorum j bucarum > onerisque salis^ et aìiorum quorumvis onerimi signum dare> quo populus et plebs intelligant se post hac futuros immunes et exemptos ab angaiys et grava-minibus cjusmodi. Indcque banani spem de statu ipsius libertatis et hujus nostre reypublice percipisntes gaudcant gratulai turque et debitas gratias agant proinde ipsi omnipoicnti Deo nostro. Ncc minus animimi firment > et disponantvelie quod olim inviti et coacti fatiebanty 11 une sponte afquc per libenter fatere in exponen-dis vidclizet, videlizet et cxhibendis , juxta Ja callaie s pecuniis
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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