Storia di Milano di Pietro Verri
20 storia di milanogoverno, i capitani e difensori a lasciarne ogni pensiero in disparte. Frattanto il conte Francesco sempre vittorioso, con molti e piccioli fatti d'arme avendo fatto sloggiare i Veneti dalle rive del Po, stava risoluto di movere sotto Brescia e toglierla ai Veneti, che da ventidue anni la possedevano per conquista fattane dal Carmagnola, siccome vedemmo nel capo precedente. Presa una volta Brescia, non potevano più i Veneziani conservare Bergamo, ne Lodi, nè altra parte delle loro conquiste. I nostri repubblicani allora cominciarono più che mai a temere, forse più de' nemici, il loro capitano generale, il quale se riusciva, come era probabile, di rendersi padrone di Brescia, l'avrebbe acquistata per se medesimo, siccome aveva fatto di Piacenza ; e per tal modo cerchiando Milano, l'avrebbe costretta, non che a rendersi, a impetrare la di lui dominazione. Si spedirono adunque ordini al Conte, comandandogli che non altrimenti s'innoltrasse a Brescia, ma si portasse a Caravaggio, e facesse sloggiare i Veneti da quel borgo. Il Conte ubbidì. Nella sua armata eravi il Piccinino, generale emulo e nemico del Conte; le operazioni militari o s'eseguivano lentamente, ovvero venivano attraversate; si lasciava penuriare il campo dello Sforza d'ogni sorta di foraggi e di viveri; l'armata veneziana, che stavagli di fronte, era di dodicimila e cinquecento cavalli, oltre i fantaccini. Con tanti disavvantaggi egli venne a una giornata che rese memorabile il 14 settembre i448; poiché ne' contorni di Mozzanica venne il Conte cólto da' Veneziani talmente all' improvviso, che nemmeno ebbe tempo di armarsi compiutamente; onde si pose accomandare e diresse l'azione mancandogli i bracciali. L'insidiosa emulazione fu quella che rese inoperosi i drappelli di
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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