Storia di Milano di Pietro Verri
26 storia di milanodi lui fama , e un contrapposto sempre più glorioso pel conte Francesco.
Giorgio Lampugnano e Teodoro Bosso, grandifautori dapprincipio per la libertà, s'erano cambiati, ed erano diventati fautori del conte Sforza : o fosse ciò accaduto perchè l'esperienza gli avesse convinti della impossibilità di adattare stabilmente alla nazione degradata un politico sistema, o fosse che la fortuna militare e le virtù grandi del Conte, e le speranze sotto la sovranità di lui avessero mutate le loro opinioni. Carlo Gonzaga, che sotto nome di capitano della Repubblica era animato dalla probabile ambizione di cingere la corona ducale di Milano, considerava i due p rimar j partigiani dello Sforza come i primi nemici da spegnere. Intercettaronsi delle lettere in cifra che Lampugnano e Bosso scrivevano al conte Francesco; s'interpretarono, si conobbe la trama di aprirgli le porte della città, e si destinò di consegnargli come ribelli al supplizio. La difficoltà consisteva nel trovare il modo per riuscirvi, poiché i magistrati non avevano forze tali da contenere questi nobili, e si ricorse alla insidia. Si elessero il Lampugnano e il Bosso come oratori di Milano all'Imperatore, per implorare il suo ajuto nelle angustie nelle quali la città era posta. Essi cercavano di procrastinare la partenza per essere mal sicure le strade; ma Carlo Gonzaga seppe sì bene fingere, che apprestata loro una buona scorta d'armati, vennero indotti a portarsi a Como, dove assicurogli che sarebbesi sborsata loro una conveniente somma di denaro per innoltrarsi nella Germania e fare la commissione. Adescati così caddero nell' insidia. Usciti appena dalla città furono costretti dai soldati del Gonzaga a passare
a Monza, ove Giorgio Lampugnano venne subito
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (32/516)
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