Storia di Milano di Pietro Verri
capo decimosesto óqdenza. Uno spirito ora cenobitico, ora insidiosamente timido e atroce detta le leggi, dirige le azioni. Erano i nostri tre secoli prima agresti, rozzi, ma generosi, guerrieri e affezionati alla patria. I loro discendenti, degradati nella servitù di cattivi principi, sembrano un'altra nazione; e perciò il Secretano Fiorentino ebbe a dire: Pertanto dico che nessuno accidente (benché grave e violento) potrebbe ridurre mai Milano o Napoli libere, per essere quelle membra tutte corrotte. Il che si vide dopo la morte di Filippo Visconti, che volendosi ridurre Milano alla libertà, non potette, e non seppe mantenerla (i). La città colla mediazione di Gaspare da Vimercato si rese a Francesco Sforza dopo trenta mesi e mezzo di anarchia, ossia d'un atroce disordine chiamato Repubblica. Le monete d'oro e d'argento battute in Milano in que' tempi hanno da una parte Sant'Ambrogio, e dall'altra la croce, o la lettera M, colla leggenda Comunitas Mediolani, o lo stemma della città. Francesco Sforza entrò in Milano il giorno 26 di febbrajo del i^5o (2). Coloro che si lagnano de' tempi presenti, ed esaltano la felicità de' maggiori, torno a dirlo e lo ridirà pure altra volta, non sanno la storia.
(1) Machiavelli sulla prima Deca di Tir. Liv. lib. I, cap. 17,
pag. 87.
(2) Nel fabbricar la casa de' signori Delfinoni vicino alla Colonna di Porla Nuova scavossi nel 1774 un sasso su cui leggesi: Franciscus SforLia Vicecomcs Dux et anvno invictus et corpore anno mccccl ad un Cai Martias fiora XX j Dominio Urbis J\Iediolani politus.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (45/516)
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