Storia di Milano di Pietro Verri

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      capo decimosett1moconfidati a' Milanesi; e alla vacanza d'ogni carica la città avrebbe presentata la nomina di sei, fra i quali il Duca avrebbe fatto la scelta, salvo però F arbitrio a lui in casi speciali di scegliere anche altrimenti. Che il Duca avrebbe mantenuta la fede ai creditori di Filippo Maria. Che si osserverebbero gli Statuti civili e criminali e que' de' mercanti. Che non si sarebbero impetrati privilegi dal Papa ne dall'Imperatore senza il beneplacito del Duca. Che i soldati a piedi, a cavallo, saccomanni, uomini d'armi sarebbero partiti dalla città, dovendo essa restare immune dall'alloggiamento militare, eccettuati i contestabili alle porte; il Duca però in casi speciali potrà deviare da questa regola. Questi sono i più importanti articoli del solenne contratto (i). Indi il nuovo Duca fece il pubblico ingresso dalla Porta Ticinese il giorno 25 di marzo i45o (2). Il nuovo Duca era colla sua sposa Bianca Maria e col primogenito Galeazzo Maria. Un numero grande di matrone andarongli incontro pomposamente. Gli oratori delle città suddite, i nobili milanesi tutti sfoggiarono per rendere magnifico quell' ingresso. Erasi preparato un maestoso carro e un baldachino; ma un tal fasto non piacque a Francesco Sforza, cìie amava la gloria e non le apparenze teatrali; e ricusandolo disse, che
      (1) All'archivio pubblico può esaminarsene da chi lo voglia V originale.
      (2) Osservando come tulli i solenni ingressi e de' duchi e de' governatori e degli arcivescovi si fecero sempre dalla Porla Tici nese, mi sembra probabile che quesl usanza discenda sino da5 tempi de' Longobardi, quando Pavia fu la capitale e la città regia; e forse l'arcivescovo dopo d essere slato riconosciuto dal sovrano o suo luogotenente in Pavia , di là spicca-vasi per la pubblica cerimonia. Quando s'assoggettò la Chiesa Milanese a Roma, e l'elezione e consacrazione sì trasferirono in Roma, lutto cambiossi; fuori che questa avvertenza non s'ebbe di farlo entrare per la Porta Romana.


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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