Storia di Milano di Pietro Verri
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« Francesco Sforza di una fortezza ì I nostri cuori, i nostri petti gli offrono una più grande, più solida munizione di qualunque altra. Egli non ha bisogno di castelli per difendere la signoria. Infin che un solo di noi sarà in vita, combatterà contro chi tentasse di frastornarla. Cittadini miei, badatemi; parlo per me, parlo per ciascuno di voi; uniformatevi al mio suggerimento, e siate certi che per tal modo avremo sempre una delle due cose buone, o un principe retto, o la libertà. I nostri nipoti ci benediranno, e vivranno lieti e felici, siccome lo siamo ora noi sotto il governo del clementis-u simo Duca ». — Così parlò Giorgio Piatto, e non persuase veruno. Egli era uno de' pochi cittadini che avrebbero potuto reggere lo Stato nel tempo della Repubblica, e che giacquero oscuri e inoperosi. L'unanime consenso della città concluse di pregare il Duca a voler riedificare il castello, quale internamente scorgesi anco oggidì, cioè un vasto edificio quadrato con quattro poderose torri, ossia torrioni agli angoli (i), fortissimi ripari, che sostenendo grossi pezzi d'artiglieria possono far volare le palle al disopra della città. Questo rialzamento della fortezza costò più d'un milione di ducati, ossia di zecchini.
Il regno di Francesco Sforza fu breve, poiché durò sedici anni e non più. Egli non visse mai in pace, ne potè pienamente rivolger l'animo alla parte del legislatore, ed alla riforma politica della nazione. Sarebbe troppo nojoso il racconto delle minute azioni di queste guerre. Sopra tutto i Ve-neziani continuarono a mover le armi contro del nuovo Duca. Pretendeva egli Bergamo e Brescia
(i) I due soli però imminenti alla cillà furono perfezionali
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (53/516)
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