Storia di Milano di Pietro Verri

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      Icapo decuiottavo 85
      dinando, nè delle forzate offerte di lui} sicché passato il timore, non dovesse nuovamente vederselo nemico. Forse egli ascoltò le personali passioni più che non si conviene ad un sovrano; e Podio controia casa d'Aragona, o la benevolenza verso gli amabili Francesi, presso i quali era vissuto, prevalsero ai sentimenti che doveva adottare come uomo di Stato. Il vero motivo non si sa: unicamente ci è noto che Lodovico promise al re Carlo di Francia cinquecento uomini di arme, quattro navi, dodici galere, il suo erano e la sua persona. Inutilmente il papa Alessandro VI spedì emissarj M9* nella Francia per frastornare la venuta del Re. Lodovico se ne avvide; ed animò il re Carlo a non differire, acciocché i Napoletani, il Papa e i Fiorentini non avessero tempo di radunare un'armata, e disputargli i difficili passi degli Appennini. Il re Carlo Vili si ritrovò in Asti il giorno li di settembre jP01 ^ giorno i4 ottobreliei castello di Pavia venne magnificamente accolto 1
      da Lodovico il Moro. Ivi il Re visitò il duca Giovanni Galeazzo ammalato di consunzione, e non senza qualche suspecto, dice il Corio; l'infermo raccomandò alla pietà del Re, Francesco suo figlio e la Duchessa sua moglie; e fra pochi giorni terminò la sua vita al 22 ottobre nella età di venticinque anni (1). Il di lui figlio Francesco poi visse
      (1) Antonio Gi;umello nella Cronaca SIS. clie ritrovasi presso il sig. principe Alberigo di Belgiojoso d'Esle, al fogl. II, dice: Ritrovandosi il Gallico Re in la città de Pavia et intexo Jo. Galeaz Sfortia Ducha di Ridano esser gravemente infamo di una febre tossichata vuolse sua Maestà vederlo: El prelibato Ducha fiumanamente salutando sua Maestà et Re Gallico confortandolo a la salute et che sua Maestà mai hera per mancharli. Vedendo Jo. Gz. Sfortia esser al fine di sua vita > rìcomandato ci suo unigenito figliolo Francesco Sfortia Conte di Pavia al Gallico Re pregando sua Maestà lo voglia aeceptare per suoI


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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