Storia di Milano di Pietro Verri

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      capo decimonono Ii3
      dendo l'abbazia di Marmoutiers. La ducliessa Isabella si staccò in tal guisa per sempre dal figlio; ed ella pure partisseue da Milano, e visse a Bari nel regno di Napoli , seco conducendo le due figlie Bona ed Ippolita; la prima delie quali poi fu sposata da Sigismondo redi Polonia l'anno i5i8. Così terminò la discendenza dell'infelice sesto duca Giovanni Galeazzo Sforza,
      La conciotta del re Lodovico XII non poteva essere più giudiziosa per rendersi affezionati nuovi sudditi. Egli affidò la suprema autorità alle mani di un nazionale. Visse colla maggiore affabilità, quasi da privato conversando. Stabilì uu senato colle facoltà da me ricordate. Con tal sistema la forza militare rimase unicamente in potere del luogotenente, e così sciolta e pronta senza alcuna formalità alla difesa dello Stato. La vita e la libertà e le sostanze de' sudditi rimasero all'ombra di una moderata monarchia, dipendenti da quel senato composto di molti senatori di stato differente; per modo che non era da temersi che la violenza entrasse a prendere giammai il nome della giustizia. La pietà degli ecclesiastici, l'onore de' militari, Vaccurata ponderatezza de1 dottori vicendevolmente doveano contenere i privati affetti. Il gran cancelliere, senza il sigillo del quale non valeva alcun decreto, poteva riferire nel senato, indipendentemente dal governatore, que' tentativi che per avventura il governatore proponesse a danno della civile libertà di alcuno, e così deluderli. Il governatore non potendo da sè punire i senatori, dovea però vegliare sopra di essi, c col diretto carteggio alla corte dovea prevenire l'abuso che mai o il senato o gl'individui di esso facessero della autorità. Per una provincia rimota, allaVerri. Sior. Mil T. II.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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