Storia di Milano di Pietro Verri

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      cesi erano alquanto sbigottiti dai prosperi eventi dello Sforza, e gli Sforzeschi per questi medesimi erano animosi. Francesco Sanseverino, uomo che avea un nome nella milizia, animava il Duca a cogliere l'occasione e venire tosto a giornata, prima che un nuovo corpo di Svizzeri e il duca della Tremouille rendessero formidabile il nemico; ma il Duca sempre incerto e mancante di energia rispondeva, esser meglio il vincere temporeggiando, che tentare l'incerta fortuna di una battaglia; la qual massima non poteva essere più fuori di luogo che in bocca di un principe, gli Stati di cui sieno occupati da un nemico potente, e che non avea per liberarsene altro mezzo che una momentanea armata, senza un erario con cui tenerla quanto occorresse allo stipendio; giacché il cardinale Ascanio per raccogliere denaro era ridotto a far coniare moneta cogli argenti delle chiese di Chiara valle, del Duomo, di Sant'Eustor-gio, di S. Francesco e di S. Marco. Ma il duca Lodovico non aveva ereditati i talenti militari del duca Francesco suo padre. Egli era un principe colto bensì, ma non un eroe: principe di vaste idee anzi che di grandi e solide, snervato dall'avversa fortuna, privato della Duchessa, abbandonato a consigli vacillanti, avrebbe dovuto cimentarsi coli'armata francese; ma in vece levò le tende e trasportò il suo campo sotto Novara, che era in poter de' Francesi sotto il comando del conte di Musocco figlio del maresciallo Trivulzio. Il Duca promise il sacco di Novara; il clic era in que' tempi un diritto militare, allorché per assalto e senza capitolazione veniva presa una città. Alcuni cittadini novaresi segretamente intrapresero a concertare col Moro per introdurlo nella città. Novara era assai ben munita, nò facil cosa era l'ini-


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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