Storia di Milano di Pietro Verri
156 storia di milanoil Pratoj il quale si esprime a tal proposito così: ma poco delle diete cose curandosi il Duca nostro facea corno dice il proverbio : Manco roba manco affanni, et solo attendeva a piaceri; unde essendo venuto a Milano la moglie del Marchese di Mantova con alquante sue zitelle> o per meglio dire ministre di Venere tanto piacere de conviti e de balli e de altri che io non scrivo, se pren-dea assieme con lo effeminato Viceré di Spagna che era una cosa a ogni sano judicio biasimevole, et non so se mi dica una parola, tuttavia essendo dieta da Salomone nella Cantica la posso dir aneli7 io: Veh tibi terra cujus Rex est puer! Così il Prato. Ma chi è fanciullo a ventun anni, non è giunto mai a diventar uomo. Questa scioperatezza doveva ricadere a danno de' sudditi, ai quali forza era d'imporre maggiori aggravjj e non osandolo fare da sè il duca Massimiliano, prima di accrescere la gabella del sale di trenta soldi ogni stajo, ne impetrò dal Papa il permesso, della qual supplica ho letta io stesso una copia scritta di que' tempi, e conservata nella signorile raccolta de' manoscritti dell'insigne archivio Belgiojoso d'E-ste, e dice così: Beatissime Pater — Manifesta est et satis nota apud S. V. immoderata nimium longe lateque dominandi ambitio, et aliena indebite usurpandi cupiditas Gallorum Regis, adeo ut non modo principatum Mediolanensem, veruni et universae Italiae subjugandae omnibus votis aspirare videatur; e conclude alla fine: quare ad B. V. confugere cogor prò re quae (sic) in eviden-tem totius Italiae commodum cedet et mihi tam immensae publiede necessitati consulet ; etiam supplicando quatenus in praemissis opportune pro-videndó B. V. auctoritate Apostolica quae fun-gitury motu proprio, ex certa scientia et de pie-
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (164/516)
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