Storia di Milano di Pietro Verri

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      capo vigesimos: * ondo l^oconciliabilmente. Gli avanzi di Malignano si ricoverarono nelle loro montagne svizzere, e così il Milanese rimase sgombrato ed aperto al dominio del Re, tranne i castelli di Milano e di Cremona. Si vociferava non per tanto della disposizione di cinquanta altri mila Svizzeri a venire in soccorso del Duca. Era recente la memoria di quanto aveva saputo fare Giulio II ; e non era da fidarsi di Leone X, che gli era succeduto nel sommo sacerdozio. U11 regolare assedio al castello di Milano, ben provveduto di viveri e di munizioni, portava molti mesi di tempo, ne' quali i manéggi della politica potevano annientare i vantaggi dal valore e dal sangue francese ottenuti nella recente segnalatissima vittoria. Voleva la ragione di Stato che il Re offerisse a Massimiliano Sforza i compensi ch'egli avesse saputo chiedere, purché cedesse il castello di Milano, rinunziasse alle pretensioni sul ducato, e riconoscesse il re Francesco per duca di Milano. Girolamo Morone, che sfavasene nel castello col Duca, fu mediatore di quest'accordo. Massimiliano Sforza rinunziò al Re di Francia il ducato di Milano, gli consegnò il castello, passò a terminar da privato i suoi giorni nella Francia con trentasei mila scudi di pensione, che assegnogli il Re, il quale oltre a ciò s'obbligò di pagargli i debiti. Al Morone il Re promise eli farlo senatore e regio auditore. Il giorno 8 di ottobre del i5i5 venne ceduto il castello ai Francesi 3 e non erano ancora compiuti i due anni da che n'erano usciti. E così terminò la sovranità di Massimiliano Sforza, il quale per poco più di tre anni rappresentò la figura dell'ottavo duca eli Milano; principe che venne, definito assai bene dal Gaillard nella Vita di Francesco I re di Francia colle seguenti parole: à juger de lui


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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