Storia di Milano di Pietro Verri
l86 storia di milanodel reo, e dei consanguinei che vivessero indivisi con lui; e quindi gl'innocenti si trovavano costretti a dispendiosissime liti, dalle quali erano prima rovinati, che ottenessero la loro porzione devastata. Fa poi ribrezzo maggiore il conoscere da quella supplica quanto ingiusta e crudele fosse procedura criminale esercitata in queir epoca da coloro che aveano la carica di capitano di giustizia. Questo supremo giudice, assistito dal suo vicario e da quattro fiscali, procedeva servato et non servato jure communi. Vi fosse o non vi fosse il corpo del delitto, questo non arrestava la procedura. Il primo atto del processo era citare formalmente il tal cittadino, acciocché si presentasse all'esame. In questo esame non di rado veniva il cittadino posto ai tormenti , e quindi cum terrori sit omnibus ojficium illud (dice il Prato), molti chiamati all'esame per sottrarsi fuggivano, e poi si condannavano come contumaci anche gl'innocenti. Da questi aggravj chiesero i deputati che venisse liberata in avvenire la città- ed il Re comandò al senato di proporre i rimedj. Se colle livellazioni fatte sulla pianura del ducato alcuni uomini di quel secolo acquistarono diritto alla stima e riconoscenza de' loro nipoti e successori , i togati di quei tempi cominciarono a farci conoscere che quella loro arte, cui definiscono ars boni et aequi, fusti atque injusti scieiitia , è un' arte affatto staccata dal senso morale. Da quella carta istessa impariamo che allora più non si univa il consiglio de' novecento, ma era di cento cinquanta il consiglio generale della città di Milano; e que' cento cinquanta nobili rappresentavano veramente la loro patria, poiché da quella erano eletti a parlare e -ad agire per essa. Il metodo della eiezione era
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (194/516)
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Prato Milano
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