Storia di Milano di Pietro Verri
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dì una grandine , dalla quale vennero flagellate e devastate le nostre campagne, col modo di ragionar volgare attribuendosi il fenomeno fisico allo sdegno dei Santi, i quali bramassero riposo ed oscurità, anzi che luce e movimento ; e traducendosi i Benedettini siccome rei di sacrilegio e di pubblica sciagura, non furono essi più sicuri non solamente nelle piazze e per le vie della città, ma nemmeno nel loro monastero; e dice il Prato che essi furono sì sconciamente battuti> che tal fu di loro che vi lasciò non solamente la cappa, ma et la forma di quella. Nè la supposta empietà di cavar dalla tomba i Santi bastava a spiegare allora la cagion della grandine. La Inquisizione non volle starsene oziosa : volle trovar delle streghe colpevoli di quel turbine; e volendolo efficacemente, se ne trovano sempre. Alcune infelici donnicciuole avevano dei segni, quai fossero non lo sappiamo ; bastarono però a farle splendidamente gettare nel fuoco. Si ascolti il Prato: anche da li segni le quali indicate dalla Inquisizione per Strie furono in quelli medesimi dì a Omago et a Lampugnano sul Monte di Brianza a gran splendore arse. Convien dire che anche nel ceto ecclesiastico allora l7 ignoranza fosse grande; e merita d'essere riferito a tal proposito un fatto singolare che ci vien raccontato e dal Prato e dal Burigozzo. Un uomo sen venne a Milano, grande, sottilissimo per l'estrema magrezza, che andando scalzo, vestito di rozzo panno, a capo scoperto, non portando camiscia, vi-vea con pane di miglio, erbaggi ed acqua, e dormiva sulla nuda terra. Costui presentatosi alla curia arcivescovile, chiese il permesso di predicare; ma siccome egli era laico, e non fregiato di alcun ordine ecclesiastico, gli venne c{o negato.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (196/516)
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