Storia di Milano di Pietro Verri

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      216 storia di milanouna scelta squadra de7 suoi Milanesi marciò ad Abbiategrasso, e impetuosamente per assalto se ne impadronì (i); e poco dopo Yammiraglio Bo-nivet ripassò i monti, e così terminò questa spedizione (2). Sgraziatamente però terminò per Milano la vittoria di Abbiategrasso, poiché eravi la pestilenza; ed i Milanesi vincitori la portarono nella patria, la quale pestilenza fu una delle più funeste e micidiali. La strage maggiore seguì ne' mesi caldi di giugno, luglio ed agosto del i524 (3). La Cronaca del Grumello dice: et fu un pessimo sacco per la Città Mediolanense. Jpichata fu la peste crudelissima in epsa Città per le robe amorbate d'epso Castello portate in dieta Gittate9 si exi-stima moressero de le anime octanta millia, et più presto de più che di mancho (4) ; e Buri gozzo fa ascendere la mortalità a più di cento mila persone. Una Cronaca originale, che si conserva in Pavia presso la nota famiglia de7 Conti Paleari, intitolata Relazione delle cose successe in Pavia daWanno 1624 al i528 del molto Magnifico Sig. Martino Verri9 dice che in Milano per la pestilenza del 1624 morirono la metà delle persone5 e quella durò per tutto il mese d agosto. il Sepul-veda asserisce che più di cinquanta mila uomini
      vi perirono (5). Il Bescapè nella Vita di S. Carlo
      (1) Gaillard, tomo III, pag. i36. — Guicciardini, lib. XV. (2) In questa ritirata morì in un fatto d'armi fra Gattinara e Romagnano il cavaliere Bajard illustre per la magnanimità, per la fede e per il valor suo. Di esso mollo ne parlano le storie di que5 tempi» (3) Burigozzo (4) MS. Belgiojoso, f. 129.
      (5) Sforila ipse cum Mediolancnsium non contemnenda manu expugnatoque ponte ^ quo Ticinus ad Àbbiagrassum commini-tur (navi et Jiic gallico praesidio tenebatur) oppidum ipsum magno impelu oppugnare aggreditili^ captumqae deleto praesidio militibiis diripiendum permisi! j atque ea Victoria laetus Medio-lanum cum praeda magna quidem 3 sed Mediolanensibus penti-


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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