Storia di Milano di Pietro Verri

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      capo vigesimoterzo 221
      in Pavia, dove, postovi l'assedio dal Re, talmente erano amici e confidenti i cittadini co' soldati, che vivevano come fratelli, s'esponevano ai pericoli tutti indistintamente soldati e cittadini} ii denaro de' cittadini era offerto per accontentare soldati che non avevano paghe; i mercanti di panno vestivano i soldati, acciocché reggessero al freddo, e vedevansi prodigi di valore e di buona armonia. La Cronaca del Verri descrive un fatto in cui i soli cittadini respinsero i Francesi, i quali da Borgo Ticino per un sotterraneo erano penetrati sul ponte al di sopra del ponte levatojo; e sbigottiti dalla sorpresa alcuni pochi Tedeschi che vi stavano in fazione, essendo essi fatti prigione, i soli cittadini, diceva, si opposero, e diedero tempo al Leyva di accorrere co' suoi, senza di che Pavia era presa. Il Tegio ci racconta che una delle più illustri matrone Ippolita Malaspina marchesa di Scaldasole non si sdegnò con quelle belle e bianche mani portare le ceste piene di terra al bastione, e con parole ornate e piene di efficacia accendere gli animi de cittadini e de soldati alla difesa. Tanto male potè fare al suo Re il Lautrec, da rendere inespugnabile per 1' animosità de' cittadini una città che ne' combattimenti di dominazione accaduti prima e poi non comparve mai una fortezza molto importante.
      Il Re dapprincipio, profittando dell'ardore de1 suoi soldati, cercò d'impadronirsi di Pavia con assalti impetuosissimi e replicati; poi vedendosi valorosamente respinto, e disperando di ottenere la città con tal mezzo, si pose a battere le mura colFartiglieria per diroccare ed aprirsi la strada; ma le rovine del giorno si andavano con mara-vigliosa avvedutezza riparando la notte dagli assediati, che con fascine, cementi, travi, terra

Storia di Milano Tomo Secondo di Pietro Verri Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835 pagine 503

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