Storia di Milano di Pietro Verri
s3o storia di milanoQuesta marcia attraverso lo Stato Pontificio, il transito delle munizioni fatto per Piacenza e Parma possedute dal Papa, svelarono tosto agl'Imperiali che il Papa s'era unito col Re; sebbene non apertamente si fosse dichiarato di essere lui nimico dell'imperatore Carlo V, Pensò il Re di rinforzare la sua armata, ordinando che i suoi Francesi acquartierati in Savona marciassero a Pavia, senza avvertire che dovendo coteste milizie passare ne' contorni di Alessandria presidiata da' Cesariani, non erano sicure nella loro marcia. In fatti Gaspare Del Maino, comandante di quei presidio, fece prigioniere tutto quel corpo. Frattanto al La-noja giunsero dodicimila Lanschinetti tedeschi, e quindi si trovò alla testa di diciottomila fanti, settecento uomini d'armi ed altrettanti cavalleggeri. I dodicimila Tedeschi erano comandati da Giorgio di Frandsperg, uomo di statura colossale, di forza prodigiosa, di coraggio singolare, luterano passionato; il quale venne a quest'impresa coll'i-dea di strozzare colle sue mani il Papa, ed a tal fine portava sempre seco un cordon d'oro in forma di capestro, e lo mostrava dicendo che era d'oro, e che aveva riguardo alla dignità..Di tutto ciò ampiamente scrive il citato Gaillard. Così da malaccorto andava il re Francesco preparandosi la propria sciagura, indebolendosi egli mentre i nemici si rinforzavano. Bernardo Tasso, padre dell'immortale Torquato, si ritrovava nell'armata del Re di Francia, mentre era sotto Pavia, ed in una lettera al conte Guido Rangone così gli scrive: Questo esercito mi pare con poco governo, con molta licentia, et pià grande di numero che di virtù. Poca speranza gli e rimasa di poter pigliare la città, hora che i nemici si vanno avvicinane
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (238/516)
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