Storia di Milano di Pietro Verri
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bella figlia del Re di Portogallo, e, come dice Se-pulveda (i), propter injuriam neglectae Jiliae: quam Carolo citra legitimam et maturam aetatem cum spopondissely non ille quidem neglexit, sed justis de causis Isabellae PortugalUae Regis Emmanue-lis Jiliae posthabuit. Quindi è che Arrigo s' unì col Papa , co7 Veneziani, co' Francesi per far ar« gine alla troppo estesa possanza dell' Imperatore. Fattasi la lega, che si volle abusivamente chiamare Santa, per esservi alla testa il Papa, cominciò questa col dare al Re prigioniero consigli veramente detestabili, benché in apparenza utili per quel momento: nullam jidem (2), radium jus-jurandum, nullos obsides dare recuset, modo se vindicet in libertatem; facile enim fore jurisju-randi veniain a Pontifice Maximo > principe con-spirationis, qui liane ipsam veniam ultro deferat impetrare. Così il succennato Sepulveda. Ma Iddio confonde i divisamenti degli uomini, allorché essi s'appigliano a perversi ripieghi, onde rilevar il loro stato vacillante, coli'abuso delle cose sacre, e specialmente dei giuramenti. Hassene più di un esempio nella storia; ed è notabilissimo al nostro caso quello che viene registrato dal continuatore del Fleury; cioè dal cardinale Giuliano Cesarmi, e di Ladislao re di Ungheria nella guerra contra Amurate gran-Sultano. Fu pena dello spergiuro la rovina dell'esercito cristiano, come la fu di quello de' collegati contra Carlo V, siccome vedremo.
Carlo V venne in chiaro della lega, per avere i collegati tentato di trarre dal loro partito Fernando d'Avalos marchese di Pescara, vincitore del re Francesco, il quale di que' tempi era malcon-
(1) Pag. 174 e 210. (-2) Sepulveda, pag. 175.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (258/516)
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