Storia di Milano di Pietro Verri

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      capo vigesdioquarto 1
      tento dell'Imperatore appunto per aver confidata lo Imperatore stesso al Lanoja la custodia e la trasmissione a Madrid del Re di Francia. Anzi si era fatto credere al Pescara che da Genova il Re si dovesse trasportare a Napoli; nè egli seppe il destino del Re, se non quando lo seppe ognuno. Questa diffidenza e questa ingratitudine di Carlo V aveva lacerato l'animo sensibile del Marchese di Pescara. Il Marchese era italiano; e la nazional diffidenza tra Spagnuoli ed Italiani fu la cagione di un politico ma inopportuno ed ingiurioso mistero. Perciò Girolamo Morone, che era l'intimo consigliere del nostro Duca, uomo di molta eloquenza, dignità e dottrina (i), fu dai collegati incaricato ad intavolare discorso col Marchese di Pescara. Sepulveda ne riferisce il transunto (2). Ricordò il Morone al Pescara, che a gran proposito era l'occasione; che tutti i principi italiani erano pronti a far causa comune per la patria; che altro non mancava se non un capitano d'animo, di cuore, di sperienza, di celebrità, degno d'essere posto alla testa d'un' armata ; che il Marchese di Pescara era quegli che ciascuno eleggeva; che il ser-
      (1) Guicciardini, lib. XVI, f. 47^ tergo.
      (2) Pag. 177. Sibi esse in animo ^ si qua ratione ini ri possiti Italiani a crudeli dominutuj et intollerabili avaritia barbarorum in libertatem asscrere j de quorum in Italos animo,, fideiquc co-rum in se opinione si non aliunde Marchio didicisset j, tamen domestico * suoque exemplo potuisse nuper cdoceri * cum de transvehendo in Hispaniam Gallorum Rege tam diligcntcr fuisset a Carolo Caesare cclatus propter suspectam ipsius ut cetcro•
      rum Italorum Jidem. Qua barbarorum suspicione Itali ^ si qua ratio dignitatis imberciar3 satis sui ojjlcii admonerì possenti nani cui dubium esse suspicionem iìlam ex timore barbarorum orfani ne Itali rcsipiscarit aliquando* et vires suas Orbi reliquo^ adsit modo concordia ^ non tolcrandas agnoscaiit* et memores vetevis majoriun gloriac unanimes ad arma concurrantj et Italiani ab ipsis barbari3 servi tu te oppressili n vindicent in libertatem.


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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