Storia di Milano di Pietro Verri
capo vigpslmoqtìafito 253
mi Il Pescara aveva deliberato di fa* prigione il Morone. Il motivo non lo dice il Grumello- inclina però il Gaillard (i) a credere che diffidando egli d' un' impresa dipendente da tanti interessi combinati e facili a sciogliersi, concepisse il piano di comparire fedele all'Imperatore, ed ottenere in premio il ducato di Milano, col pretesto della fellonia di Francesco Sforza. In questo mentre si ammalò il Marchese in Novara , e chiamò a sè il Morone ; nella persona del quale si può dire che consistesse V importanza d'ogni cosa, dice il Guicciardini (2). Sebbene il Morone diffidasse del Pescara, di cui aveva detto al Guicciardini non essere uomo in Italia ?iè di maggiore malignità, ne di minor fede del Marchese di Pescara; pure lusingato dalle apparenze della amicizia e dalle assicurazioni che insidiosamente allora gli scrisse in una lettera il Pescara, Morone andò a trovarlo, e cavalcò a Novara il giorno i4 di ottobre i525, in compagnia di Antonio de Leyva. Ebbe però la precauzione di volerne preventivamente un salvo-condotto. Poi il Morone credendosi solo col Marchese, venne destramente indotto a parlare de' consaputi progetti, e della distruzione delle forzecesaree, intautochè Antonio de Levva udiva il
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tutto, nascosto com' era dietro un panno di arazzo. In tal guisa Carlo V fu informato d'ogni cosa. Veramente qui il Pescara disonorò sè stesso, usando l'industria d'uno sgherro, anziché mostrare animo nobile e franco di prode capitano. A proposizioni di cotal fatta o non si dà luogo onninamente, o fatte si accettano, 0 dispiacendo, la lealtà e la buona fede vogliono che diasi avviso di abbandonare il progetto, o di doverlo altri-
(1) Tomo III, pag. 319. (2) Lib. XVI, pag. 476 tcr^o.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (261/516)
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