Storia di Milano di Pietro Verri
262 storia di milanogli discacciò a sassate. I fanti vennero soccorsi da altri compagni, i vicini attnipparono armati; si fece un grido nel contorno: air armi all'armi, e si dilatò via via. Il giorno 25 il movimento divenne maggiore; la plebe sforzò le porte della corte, cui trovandole chiuse, diede il fuoco; vi rimasero molti morti, dal castello si fece una sortita, per modo che gli Spagnuoli erano in confusione. Un solo uomo di autorità si pose a governare il movimento popolare, e fu messer Pietro da Pu-sterla, il quale fu forse il solo nobile che prese questo partito, a detta dei Burigozzo. Accerta poi il Grumello che il popolare derubato al Cordusio era un artigiano sellaro; che venne dal popolo saccheggiata la corte, bruciate tutte le carte che vi si trovarono, forzate le carceri, e data la libertà ai prigionieri. Antonio de Leyva ed il marchese del Vasto si appiattarono verso il castello in casa di Gaspare Del Maino. S'interpose Francesco Visconte, uomo di somma autorità, e venne fatto in nome di Cesare un proclama, per cui di-chiarossi: che non si sarebbero mai più imposte taglie, nè gastigato alcuno per tumulto seguito; non posto quartiere in città per nessun soldato , fuori che la guardia del castello; che nessun Lan-schinetto sarebbesi veduto girare per la città, se non per necessità, ed unicamente colla spada, e nessun' altr' arme.
Restava tuttavia bloccato nel castello il povero Duca; ed i capitoli per solo timore accordati dal Leyva e dal marchese del Vasto non potevano rendere affezionato il popolo ai soldati, nè questi al popolo ; e la memoria delle violenze usale e della pertinace ostilità per cui si teneva bloccato il Duca, fomentavano piucchè mai il già scintillante incendio di una guerra civile. Le memorie
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (270/516)
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