Storia di Milano di Pietro Verri
2*jo storia di milanoIl Duca non volle cedere il castello di Cremona, che pur si pretendeva di includere nella capitolazione. In somma il duca Francesco si mostrò uomo e principe fermo; sostenne più di otto mesi l'assedio , capitolò ridotto alla impossibilità fisica di continuare, e mentre avrebbe dovuto darsi a discrezione , egli ne uscì con una capitolazione onorevole. E bensì vero che, trattane la libertà della persona , non gli essendo stata dei capitoli fatti osservata cosa alcuna, come dice il Guicciardini (i), posto che in Como non poteva comandare, nè essere libero dai Cesariani, passò nel campo degli alleati, indi a Lodi, nella quale città cedutagli immediatamente dai collegati, ratificò per istrumento pubblico la lega stabilita nel congresso di Cugnac. Breve per altro fu la dimora dello Sforza in Lodi 9 mentre giunti finalmente a Mari-gnano quattordici mila Svizzeri in soccorso degli alleati, con che formossi un esercito di più di trenta mila fanti, oltre la cavalleria superiore di numero alla cesarea, non fu loro difficile, comandati dai conquistatore di Lodi Malatesta Baglione, e in seguito dal Duca d'Urbino, dopo diversi attacchi e vigorose ripulse, di costringere Cremona alla resa. Questa seguì ai 25 settembre del 1626, coli' uscir libero il presidio a patto che per un anno non guerreggiasse nella Lombardia. Cremona fu pure dai collegati consegnata al duca Francesco Sforza.
Oltre gli Svizzeri venuti in rinforzo dell'armata collegata, non indugiò il Re di Francia in quel torno a spedire in ajuto di essa, giusta i patti , quattro mila Guasconi, quattrocento corazzieri e quattrocento cavalleggieri sotto il comando del
(1) Lib, XVII, pag. 11.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (278/516)
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