Storia di Milano di Pietro Verri
capo viges1moquinto 27 imarchese Michele Antonio di Saluzzo. Forse questo notabile aumento de' collegati accrebbe i timori de' Cesarei a segno che Carlo V, dice Se-
pulveda (i), per impedire gli innoltramenti della guerra, col mezzo di Ugo Moncada fece al papa Clemente la proposizione di dargli Io Stato di Milano in deposito frattanto che si esaminasse la causa dello Sforza, il quale, dove fosse conosciuto innocente, subito gli si consegnasse il ducato; che se poi fosse stato giudicato fellone, allora Cesare ne avrebbe investito non già Ferdinando suo fratello, ma il duca Carlo di Borbone: tanto egli mostravasi lontano apparentemente dai volerselo appropriare. Ma Clemente VII confidando nei grandiosi aumenti della lega, nemmeno questo partito volle ascoltare. Ottenne però il cesareo inviato, dice il Muratori (2), colla mediazione di Vespasiano Colonna, uno stabilimento di pace fra esso Papa ed i Colonnesi ; per cui riposando su questa capitolazione l'incauto Pontefice, licenziò quasi tutte le sue milizie. Ma il fìnto e traditore Moncada, prevalendosi di questo occorrente, si riunì ai Colonnesi, e nella notte precedente il 20 settembre fecero una scorreria in Roma, e saccheggiarono in poche ore il palazzo e la chiesa di S. Pietro: non avendo, scrive il Guicciardini (3), maggiore rispetto alla Maestà della Religione ed air orrore del sacrilegio> che avessero avuto i Tur chi nelle chiese del regno di Ungheria. Entrarono di poi nel borgo nuovo, del quale saccheggiarono circa la terza parte, non procedendo più oltre per timore dell artiglieria del castello; e per tal mezzo costrinsero il Papa, mancante di viveri e di sol-
(1) Pag. 201. (2) All'anno \5iGy 22 agosto. (3) Lib. XVII, pag. 3o.
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (279/516)
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