Storia di Milano di Pietro Verri
capo viges1ivioquinto 2~ijascriversi ai fasti della gloria, e Carlo imperatore troppo la conosceva e V amava. Facili troppo sono le dicerie in tempo massimamente di grandi sconcerti, conchiude il Muratori su questo punto di storia. Ma il fatto è per altro che il Papa per liberarsi fu costretto a soscrivere nel mese di giugno una capitolazione imperiosa e gravosissima col principe d'Oranges e co' principali offiziali, oltre al pagare in due-mesi all'armata quattrocentomila ducati.
Allora fu che i principi d'Italia scossi da sì orrende novità, e conoscendo il proprio pericolo, rinnovarono fra di loro la lega, nella quale entrarono i Veneziani, i Firentini, i cardinali che erano in libertà, a nome del Sacro Collegio, il Re di Francia, il Re d'Inghilterra e Francesco Sforza. Fra le altre cose si stabilì che il ducato di Milano dovesse lasciarsi libero a quest' ultimo. I Veneziani furono i primi ad unirsi colle genti del Duca di Milano, e verso il principio di luglio por-taronsi nella campagna milanese per dare il guasto alle biade ormai mature, e così togliere anche questo mezzo di sussistenza ai soldati rimasti presso Antonio de Leyva governatore di Milano, i quali non avevano pane onde alimentarsi, e vivevano alle spalle dei miseri cittadini. Pervenuta al vegliante Leyva la notizia del loro arrivo a Lodi, andò incontro ad essi e sconcertò le loro mire. Lo stesso fece con Gian-Giacomo de' Medici castellano di Musso, detto il Medeghino, che si era reso padrone eziandio del castello di Monguzzo fra Como e Lecco, donde era disceso nel Milanese fino a Carate a recarvi danni non pochi. Anche il Re Cristianissimo a tempo assai opportuno, cioè verso la fine di luglio, mandò in Italia Odetto di Fois signore di Lautrec con mille no-
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (287/516)
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