Storia di Milano di Pietro Verri
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capo vigeslmoquinto 28 lpoi la maggior parte di loro dispersi con li bottini fatti in essa città9 andando alle loro patrie ricchi, laonde non si sarebbero poi fatto stima di ritornare più al soldo de' Francesi; di modo che esso Lotrecco ritrovandosi poi per detta causa con niuno ovver pochissimo esercito, sarebbe stato sforzato a lasciar V impresa di gire a Napoli, come aveva supposto, la quale era di più importanza e di maggior danno che la perdita d essa città. Avendo dunque avuto detto conte Barbiano detto avviso anzi comandamento espresso, subito ricercò di avere, e così ottenne dai Francesi sai-vocondotto. S'impadronirono pertanto i Francesi di Pavia il giorno 5 di ottobre del 1627 , ed espiarono la macchia della presa dei loro Re. La città venne esposta a crudelissimo saccheggio per tredici giorni, e poco mancò che non rimanesse affatto distrutta. Tutte queste fortezze si rimettevano nelle mani di Francesco Sforza, perchè i Veneziani ed altri collegati non avrebbero tollerato che rimanessero in potere de' conquistatori. Il Lautrec poi il 18 del suddetto mese, abbandonata Pavia rovinata, s'avviò a Piacenza, dove aggiunti alla lega i Duchi di Ferrara e di Mantova, continuò la sua marcia alla volta di Napoli, lasciando Milano in una estrema inopia. Non perdè il suo coraggio Antonio de Leyva in mezzo alla desolazione della sua armata; poiché giovandosi della partenza del Lautrec, uscì da Milano, diede alcune sconfitte, e soprattutto s' impossessò eli Novara, scacciandone il presidio Sforzesco coll'ajuto di Filippo Torniello. .
L'unico vantaggio che risultò da queste fluttuanti vittorie, si fu l'ardore con cui si cominciò in que-st' anno a trattare di pace tra Carlo V imperatore t$2z e Francesco I re di Francia. Ma sì bella spe-
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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani 1835
pagine 503 |
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Pagina (289/516)
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