Storia di Milano di Pietro Verri

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      capo viGEsnioscsTo 2goprovincia di Eresse, carica onorevolissima, come-chè dal Moroni non occupata. Nel ducato di Francesco li Sforza fu depositario del comando supremo, e suo luogotenente, detto perciò dirittamente Sfortiani ini perii Coltimeli. Fra i principi, la benevolenza de' quali seppe egli conciliarsi mirabilmente, basterà il far menzione di Carlo V imperatore, di cui fu consigliere, senatore e cancelliere supremo. Non mancò al Morone anche F animo militare, e ne fanno testimonianza la carica da esso lui amministrata di commissario generale dell'esercito cesareo in Italia, non che Fultima di lui spedizione a Firenze. Uomo qual era di alto senno e di consumata prudenza fornito, sostenne luminose ambascierie, quando a Leone X, quando a Clemente VII, che promosse il suo figlio-Giovanni nel 15^9 al vescovado di Modena, ancorché in età di soli anni venti; e nel i5/[2 lo creò cardinale di Santa Chiesa e vescovo d'Ostia; destinato poscia due volte in qualità di legato apostolico a presiedere al sacro concilio di Trento, leggasi 1 Argelati Bill. Script. Mediolanen. nella di lui vita, dove nelF indice delle opere del nostro Moroni si vorrebbero enunciate anche le sue lettere a Girolamo Varadeo. Noi per chiudere questa ben giusta digressione con altro autentico inedito testimonio, in piò di pagina sottoporremo al giudizio de' nostri leggitori alcuni squarci di sue lettere (i),
      (i) Osservisi il capo XX di questo tomo, pag. 111. Nel i5oy Girolamo Morone vegliava sa quaulo accadeva in Costanza, acciocché gli Svizzeri non ascoltassero le proposizioni dell'imperatore Massimiliano, ma perseverassero nella fede col Re di Francia duca di Milano. Su di die scrisse al gran maestro Carlo d'Àmboise luogotenente e governatore: Fuit conventus Conslantiensis acriter perturbatus ambigua subdolaque Elvelio-rum respoìisione j uiillamauc corani rationem habendam censuit:
      dissimtdandum tamen ptdicavif, ite co magi* Regi jungatur* quo


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Storia di Milano
Tomo Secondo
di Pietro Verri
Società Tipogr. de' Classici Italiani
1835 pagine 503

   

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